Plastic 23.01 presentazione

 

Plastic is a state of mind…do you know what I mean? Plastic can’t breathe…

Plastic è un pretesto. Plastic è la scusa per un tentativo di evasione.
Organico e inorganico. Materiali che impongono la tecnica, progetti che implicano la scelta del supporto.
Idea, opera. Teoria, pratica.


Riconsiderare la questione del medium nell’analisi dell’opera d’arte appare oggi quanto mai urgente, nella deriva concettuale del misunderstanding legato ad una pratica artistica che si vela, in taluni casi, di ambiguità.
Contributi critici recenti suggeriscono un orizzonte di indagine intorno al concetto di medium inteso non soltanto come supporto o aspetto materiale del prodotto finale, ma come pratica che contiene in se stessa – forse di per sé - i precetti e le modalità di una messa in opera dell’opera stessa.
Assunto in questi termini come parametro di riferimento per l’analisi critica il medium conduce direttamente alla categoria della creatività, ad una osservazione del libero gioco che si esprime nel dialogo tra il pensiero logico razionale, che richiede, per così dire, le regole, e l’immaginazione che le combina insieme, le aggira, ne sottolinea la ragion d’essere elidendone e contemporaneamente confermandone la funzione di controllo che è stata ad esse assegnata – apparente paradosso – in piena autonomia.

Ma la libertà di questo gioco oggi può considerarsi compromessa?

L’arte contemporanea induce prepotentemente a chiarimenti intorno a creatività e processualità, scelta del medium e scelte imposte dal medium stesso.

Ma…Plastic non è questo.
Non è un’indagine sul medium, non sul medium in senso stretto, almeno, perché pur essendo le materie plastiche e la processualità implicata dal loro essere trattate un vasto territorio di indagine esse rappresentano lo strumento per un’affermazione di intervento sulla realtà, e non la materia dell’intervento.

La plastica del tema quindi non è reale, non sempre, aldilà dei casi in cui l’opera esplicita formalmente una didascalia formale al termine usato, ma diventa, piuttosto, una modalità di indagine sul reale.
Plastic funziona sul piano concettuale come parametro mobile.
Le opere presentate appaiono riprodotte per sviluppare una consonanza o una discordanza.

Perché Plastic definisce una pausa, una sospensione per riconsiderare il medium, e il limiti che impone.

La professionalità artistica si acquista, come ogni altra, anche attraverso la pratica. Ma la pratica può diventare limite, nell’attimo stesso in cui definisce una cifra stilistica. Ed è parametro, definizione, se le opere non esistono come elementi unici ma in qualità di componenti all’interno del campo di un confronto.

Il velo di plastica davanti ai nostri occhi dovrebbe dissolversi di fronte all’opera, perché l’opera è verità, di per sé. Non può nascondere, perché rivela, anche quando si presenta come enigma. E Plastic è la traduzione dell’insofferenza verso la negazione di questa semplice condizione.

 

Plastic is a pretext. Plastic is the excuse for attempting an escape.

Organic and inorganic. Materials that impose the technique, projects involving the choice of a medium.
Idea, artwork. Theory, practice.
Reconsidering the subject of the medium itself in the analysis of any artwork appears more urgent today, now that the conceptual misunderstanding linked to an artistic practice which appears, in certain cases, under a veil of ambiguity.
Contemporary critical contributions suggest a horizon of investigation around the concept of a medium seen not only as the support or the material aspect of the final product, but as a practice that contains in itself – perhaps through itself-the way of working on the artwork, producing it, a practice that can be considered on a multiplicity of levels.
Described in these terms, as a benchmark for the critical analysis, medium analysis leads directly to the category of creativity, that observation of free play that is expressed in the dialogue between the rational, logical thinking which requires, so to speak, rules, and the imagination that combines, bypasses, underlines the raison d'etre of it, eluding and confirming simultaneously the control function that has been assigned to them – apparent paradox – in full autonomy.

But today can freedom implied in this game be compromised?
Observing, writing on contemporary art leads to a clarification around creativity and process, choice of mediums and choices imposed by the medium itself.

But ...this is not Plastic .

Plastic is not an investigation of the medium, not the medium in the strict sense, at least, because although plastics and process involved from their use dealt with a vast area of case studies, they represent the vehicle for a statement of intervention on reality, and not the subject of the intervention itself.

The plastic of the title theme it's not real, even if in certain cases the artwork clarifies formally a visual shape for the term, but it is rather, an observation tool. A way of looking at reality.

Plastic works on the conceptual plan as a parameter.

The works presented are shown to develop a consonance or a discrepancy with the subject.
Because Plastic is thought to define a break, a pause to reconsider the medium, and the limits it imposes.
Developing artistic skills is something that can be acquired through practice. But practice can become bounding, when it defines a style. And it's parameter, again, if the works don't exist as a unique element but as a component among others, evaluated on a field of comparison.

The plastic veil on our eyes should dissolve in front of the artwork, because the artwork, whatever is the shape it takes, is truth itself. It cannot hide anything, because it reveals, even when it looks like an enigma. And Plastic is the translation of the intolerance towards the negation of this simple condition.

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