Intervista a Valda Bailey
Ventitre01 interviews Valda Bailey
Come fotografa professionista è abituata a dialogare con luci e ombre, facendole diventare parte integrante del soggetto. Come considera questo modo di affrontare i temi, questo punto di vista? Pensa che sia una sorta di linguaggio?
Sì, è certamente un buon modo di descriverlo. Senza luce non c’è nulla con cui lavorare. E per i fotografi di paesaggio tradizionali, direi che la luce è importante esattamente quanto il posto. Una dei piaceri legati alle tecniche alternative che uso è la relativa importanza delle tanto decantate golden hours. Tutte le immagini della serie Fields of Gold sono state realizzate durante giornate coperte, con una luce spenta, opaca e uniforme. In effetti direi che le mie condizioni atmosferiche preferite sono nebbia e foschia, che riducono sfumature e dettagli. Detto questo, sicuramente è l’interazione tra chiaro e scuro, luci e ombre o tono su tono che rappresenta le fondamenta di un’immagine.
Guardando le sue opera si apprezza immediatamente la sua attenzione nel saper catturare l’anima di un paesaggio attraverso il movimento che si percepisce come parte di esso. Nella serie Fields of Gold, in particolare, la natura sembra respirare. Come riesce a combinare due aspetti che parrebbero opposti, il movimento con l’immobilità dell’attimo bloccato nel momento dello scatto?
È una domanda interessante. Sembrerebbe una contraddizione il fatto che muovendo la macchina si ottenga una qualche immobilità. Forse in questo caso il movimento della macchina aggiunge profondità all’ immagine perché permette di sovrapporre trame aggiuntive da un’altra area del paesaggio; la complessità del tessuto risultante può così contribuire all’ immobilità menzionata nella domanda. Certamente muovendo la macchina fotografica provo a catturare quanto più possibile l’essenza di ciò che vedo di fronte a me. Probabilmente un altro fattore è che tendo a gravitare intorno a luoghi quieti e solitari!
Le opere spesso parlano in vece dell’autore, perché parte di una visione, una modalità espressiva che va oltre le parole. Pensa sia importante per gli artisti avere la possibilità di descrivere il loro modo di lavorare?
Ci saranno sempre persone – probabilmente soprattutto altri fotografi – interessate ai meccanismi che si trovano dietro al processo di creazione delle immagini. Spesso si considera la fotografia “pittorica” semplicemente il risultato di qualche bottone premuto usando Photoshop. Non sono entusiasta di sedermi per ore davanti al computer ma ho provato certamente a replicare l’effetto del movimento di macchina con un software. Ho trovato, in ogni caso, impossibile farlo con un certo grado di successo, o di integrità. Credo sia meno importante cercare di descrivere l’idea che sta dietro all’ immagine perché ognuno trae qualcosa di diverso, in particolare dalle opere astratte
Equilibrio e composizione sono spesso considerati alla base di un buono scatto. Come sviluppa questo aspetto? È una scelta che dipende da lei e dal suo personale modo di guardare al soggetto o è il soggetto stesso a suggerire come dev’essere colto?
Le tecniche di composizione di base sono piuttosto semplici – molte persone hanno cognizione della regola dei terzi o della sezione aurea per esempio. Ci sono naturalmente molte altre tecniche compositive forse non altrettanto note, ma chiunque guardi un’opera sicuramente può riconoscerle. Sì, è abbastanza facile andare fuori nel paesaggio e decidere di mettere un albero bello ed elegante nel terzo inferiore dell’immagine ed è solo con la continua pratica – e di sicuro guardando altre opere – che le decisioni a livello della composizione diventano più intuitive.
Le regole naturalmente sono fatte per essere infrante e le immagini più originali e accattivanti spesso sono quelle che deliberatamente si prendono gioco delle convenzioni. Sempre di più cerco di imbrogliare aggirando le regole mentre contemporaneamente provo a ottenere uno scatto che funzioni. È qui che secondo me si trova la sfida – provare a cogliere un punto di vista inconsueto e produrre un’immagine riuscita. Quindi, per rispondere alla domanda, penso che sia una combinazione delle due cose – la mia visione determina come eseguo lo scatto, ma si basa su quello che il soggetto mi suggerisce.
Qual è la situazione attuale del mercato secondo lei?
Il mercato è e rimarrà estremamente competitivo. La fotografia è di certo oggi maggiormente rispettata e sono sicura che ci sono persone con rappresentanza di gallerie di spicco che stanno facendo bene. Gli artisti per i quali la sola vendita delle stampe rappresenta l’unica entrata sono piuttosto pochi, rari, in ogni caso.
Pensa che gli artisti, i fotografi in particolare, possano servirsi con successo delle risorse web?
Internet è inestimabile per me come risorsa per le ricerche. È anche un posto per interagire con altri fotografi, avere un riscontro sul mio lavoro, caricare immagini per le agenzie, promuovere il mio sito, accedere alle gallerie, partecipare ai concorsi – le opportunità sono davvero infinite. Comunque, proprio perché risulta tutto così accessibile, questo significa che chiunque altro sta facendo esattamente la stessa cosa, e quindi è molto difficile far risaltare il lavoro di qualcuno. È anche piuttosto facile ritrovarsi completamente immersi nelle risorse on line e realizzare improvvisamente che una giornata intera se n’è andata mentre avrebbe potuto essere spesa con maggior profitto uscendo con la macchina fotografica.
Può dirci qualcosa sulle aspettative legate alla sua carriera? E sulle aspettative artistiche, in particolare?
Mi sto dedicando seriamente alla fotografia da due anni e negli ultimi 12 mesi sono stata fortunata a ottenere alcuni successi nei concorsi e a suscitare l’interesse delle gallerie. Ho continuato a sviluppare la mia tecnica e ad espandere il mio sito, e ovviamente spero che l’interesse continui a crescere. Ma come ho detto prima è un settore molto competitivo dal punto di vista commerciale e c’è una ricchezza sorprendente di talento e creatività in giro, così ogni passo avanti sembra un grande salto.
Artisticamente, so che continuerò a trarre ispirazione da pittori come Picasso, Cezanne, Matisse. Diebenkorn, Morandi, Chagall, Van Gogh, Rothko e molti altri. Recentemente ho sperimentato una modifica del movimento di macchina usato per Fields of Gold. È basata sull’ esposizione multipla che viene poi combinata in macchina per produrre una sola immagine. È una tecnica che produce risultati straordinariamente diversi e il gran numero di variabili possibili che possono intervenire – velocità dell’otturatore, numero di esposizioni, movimento di macchina per citarne solo tre – suggerisce che è un tipo di pratica che mi terrà occupata per molto tempo.
Può descriverci il suo modo di avvicinarsi a una nuova commissione?
Se sto visitando una location o avvicinandomi a un soggetto per la prima volta, sicuramente faccio ricerche su quello che altri hanno fatto prima di me. Se si tratta di un posto che non mi è familiare, leggo del materiale. Ad esempio, ho visitato Durdle Door recentemente, una punto di riferimento sulla costa del Dorset che è stata fotografata moltissime volte, fino a diventare un cliche. Non c’era modo di immaginare come potessi aggiungere qualcosa di nuovo allo scenario. Le mie ricerche mi hanno portato a scoprire che questa magnifica struttura – vecchia di circa 140 milioni di anni – è vittima di una lenta erosione e l’arco alla fine crollerà. Ho deciso quindi che avrei cercato di cogliere nel soggetto il senso di quell’ essere costantemente reclamato dall’ oceano che ho percepito e l’uso di un’esposizione multipla scarsamente contrastata mi ha aiutata a raggiungere l’obiettivo,
Cerco anche di ricordare sempre le parole di Jay Maisel (che è stato il mio insegnate qualche anno fa) e la sua insistenza circa l’”andare nel vuoto” e permettere all’ ispirazione e all’ idea di evolvere lentamente e con i propri tempi.
Diventare una fotografa professionista è stata interamente una sua scelta? o ritiene che alcuni eventi fondamentali portino un artista a scegliere una strada al posto di un’altra?
Per me è stata in gran parte una scelta personale. Ho passato molti molti anni imparando a dipingere prima di impegnarmi con la fotografia e sono probabilmente queste basi che mi portano a perseguire l’approccio anticonvenzionale che uso. Penso di stare provando a emulare con la macchina quello non ero in grado di fare con il pennello! Come per qualsiasi altro artista – è difficile da dire. Oggi la fotografia è infinitamente più avvicinabile e molte persone perseguono questa pratica con grande passione. Poter vivere solo del proprio lavoro di fotografo è quasi impossibile e nella maggior parte dei casi workshops e progetti commerciali vengono usati per incrementare le entrate. Penso sia improbabile che le persone si gettino alla deriva in una pratica fotografica full time senza averci pensato molto.
As a professional photographer, you are used to dialogue with lights and shadows, making them part of the subject itself. How do you consider this way of approaching themes, and views? Do you think it is a kind of language?
Yes, that's certainly a good way to describe it. Without light there is nothing to work with. And for traditional landscape photographers, I would say that light is every bit as important as location. One of the joys of the alternative techniques that I am using is the relative unimportance of those much heralded golden hours. All of the images in the Fields of Gold series were made on dull, overcast days, where the light was very flat. In fact, I would say my favourite conditions would be mist and fog, where shade and detail are much reduced. Having said that, of course it is the interplay of light and dark, highlights and shadows or tone on tone that are the foundation of an image.
Looking at your production we could appreciate your interest in catching the soul of the places by movements perceived as a part of the landscapes. In Fields of Gold, in particular, nature seems to breathe. How do you succeed in melting two aspects that seems to be opposites, movement and stillness
That's an interesting question. It seems a contradiction that by moving the camera one achieves a certain stillness. Perhaps it is the case that the movement of the camera adds depth to the image by superimposing added texture from another area of the scene; the resulting textural complexity possibly contributing to the stillness you mention. Certainly by moving the camera during the exposure, I am trying to capture more of the essence of what I see in front of me. It is probably also a factor that I tend to gravitate towards quiet and lonely places!
Artworks often talk for the authors, because they are part of their vision, a kind of expression that goes beyond every word. Do you think it’s important for the artists having chances to describe their practice and technique?
There are always going to be people - possibly mainly other photographers - who are interested in the nuts and bolts behind the image-making process. People often assume that 'painterly' photographs are simply the result of clicking a few buttons in Photoshop. I am not so keen on sitting for hours in front of the computer, but I have certainly tried to replicate the effect of camera movement with software; however, have found it impossible to do so with any degree of success or integrity. I believe it's less important to try to describe the idea behind the picture because everybody will take away something different; especially with abstract images.
Balance and composition are often considered the pilasters of a nice shot. How do you develop this aspect? It’s a choice that depends on you and your personal way of looking at the subject or it is the subject itself to suggest how it has to be caught
The basic compositional rules are pretty straightforward - most people have an understanding of the rule of thirds and the golden section for example. There are of course many other compositional techniques that are maybe not so well known but anyone who looks at artwork will surely recognise them. Yes, it's easy enough to go out into the landscape and decide to put a beautifully elegant tree in the bottom third of the frame and it is only by continuous practice - and indeed looking at other art - that compositional decisions become more intuitive.
Rules of course are made to be broken and original and captivating images are often the ones that deliberately flout these conventions. More and more I find myself trying to cheat the rules while simultaneously trying to get a shot which works. That for me is where the challenge lies - trying to take the unexpected view and make a successful image. So to answer your question, I think it is a combination of the two - my vision dictates how I shoot but it is based on what the subject suggests to me.
Which is the market situation by your point of view?
The market is and will remain hugely competitive. Photography is certainly becoming more respected these days and I'm sure there are people with prominent gallery representation who are doing ok. The artists for whom print sales are their sole source of income are pretty few and far between however.
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Do you think artists, photographers in particular, could use web resources successfully?
The internet is invaluable for me as a resource for research. It is also a place where I can interact with other photographers, get feedback on my work, upload images to stock agencies, promote my website, approach galleries, enter competitions - really the opportunities are endless. However, because it is all so accessible, it does of course mean that everybody else is doing exactly the same, so it is very hard to make one's work stand out. It is also very easy to get totally immersed in the online resources and to suddenly realise that a whole day has gone by which could possibly have been more profitably spent getting outside with the camera!
What about are your career expectations ? And the artistically?
I have been seriously dedicating myself to photography for a couple of years now and during the past 12 months or so I have been fortunate to have had some competition success and gallery interest. As I develop my techniques and expand my website, I would obviously hope that this will continue to grow. But as I mentioned above it is a very competitive business and there is a wealth of amazing talent and creativity around, so every step forward feels like a big leap
Artistically, I know I will continue to take much inspiration from painters such as Picasso, Cezanne, Matisse, Diebenkorn, Morandi, Chagall, Van Gogh, Rothko and many others. I have recently embarked on a modification of the camera movement technique used in Fields of Gold. It is based on multiple exposures which are then combined in camera to make one image. It produces some extraordinarily diverse results and the sheer number of possible variables to factor in - shutter speed, number of exposures, camera movement to name just three - suggest that it's a technique that will keep me busy for a very long time!
Could you describe us your way of approaching a new commissioned work?
If I am visiting a location or approaching a subject for the first time, I will certainly spend time researching what others have done before. If it is a place I am unfamiliar with, I will also spend some time reading about it. For example, I visited Durdle Door recently, a rocky landmark on the Dorset coast that has been photographed over and over again, arguably to the point of cliche. I couldn't begin to imagine how I could possibly bring anything new to the scene. My research led me to discover that this magnificent structure - some 140 million years old - is slowly being eroded and that the arch will eventually collapse. I decided that I would try to capture the sense of it being reclaimed by the ocean and the use of low contrast multiple exposures helped me the achieve this vision.
However I also try to remember the words of Jay Maisel (who tutored me a few years ago) and his insistence on 'going in empty' and allowing the inspiration and ideas to evolve slowly and in their own time.
Being a professional photographer was completely a personal choice? Or do you think mainly events take artists to choose a path or another?
For me, it is very much a personal choice. I spent many many years before I became committed to photography learning to paint and it is probably this grounding that leads me to pursue the unconventional approach that I do. I think I am trying to emulate with my camera what I was unable to do with my paintbrush! As for other artists - it's hard for me to say. Today photography is so much more approachable and many people are pursuing it with a great passion. To earn a living purely as a fine art photographer is pretty impossible I think and most will supplement their income with workshops and commercial projects. I think it's unlikely that people drift into full time photography without giving it a lot of thought.