Ventitre01 intervista Federica Aglietti
Ventitre01 interviews Federica Aglietti
Incontriamo la giovanissima Federica Aglietti, recentemente fra i protagonisti della mostra Now On. english version below
F.A. : Considero il mio percorso ancora in una fase iniziale, ma posso dire che la mia ricerca è partita dalla pittura per poi sfociare nell’illustrazione e nel fumetto. Ciò che ho costruito durante il tempo racconta la volontà di riunire più forme artistiche in un’unica espressione. Iniziando con la pittura ho sviluppato una passione per il colore che mi ha dato la possibilità di cercare nuove vie espressive che andassero oltre il disegno. Quel che cerco di realizzare è un lavoro che non sia fine a sé stesso, un’opera d’arte concettuale “semplicemente” bella ma secondo me limitata ai fini dell’idea didascalicamente rappresentata, bensì qualcosa di più. Quel che rappresento vuole trasmettere una storia, portare l’osservatore in un mondo diverso, spingerlo a chiedersi “che storia avrà quel personaggio?”, “cosa racconta questo quadro?”. Guardo al mondo dell’illustrazione e del fumetto per poter creare mondi paralleli e aggiungere l’elemento fantastico al mondo reale. Il tema predominante nel mio lavoro è quello della deformazione. Deformare le forme pure (principalmente volti, corpi, personaggi) mi aiuta a cogliere e trasmettere all’esterno la componente emotiva della figura rappresentata e soprattutto mi permette di usare il grottesco per impressionare e catturare lo spettatore.
23.01: Quando e come è iniziato il suo percorso artistico ?
Ho sempre avuto una passione per la pittura. I miei studi hanno influenzato e aiutato la mia ricerca artistica e soprattutto stilistica. Ho frequentato scuole inerenti al campo artistico/illustrativo e tuttora continuo la mia formazione nella città di Bologna. Diciamo che la consapevolezza di quello che realizzavo è nata verso i 18 anni, due anni fa. La fase precedente a questa presa di coscienza è stata quella preparatoria, e fondamentale, per trovare la mia strada e capire cosa volessi raccontare, comunicare. Il mezzo con cui raggiungere questo obiettivo si è certamente sviluppato e raffinato nel tempo. Apprendere tecniche e abilità manuali non basta per realizzare un buon lavoro, dobbiamo avere la piena conoscenza di ciò che facciamo e degli strumenti che usiamo. Ed è partendo da questo mio operato consapevole che ho continuato ad apprendere nel corso degli ultimi anni, grazie ad una maggiore maturità e voglia di fare. Trovandomi ancora all’inizio spero nel corso del tempo di andare oltre quello che è il traguardo finora raggiunto.
Come è possibile descrivere il panorama artistico attuale? La pluralità di forme e la commistione di linguaggi rappresentano un aspetto da valorizzare o un elemento disturbante nella definizione della propria identità artistica?
Come ho già detto tendo a unire più linguaggi in un’unica espressione. Penso che questa pluralità caratteristica dell’arte contemporanea costituisca una marcia in più per tutti gli artisti. Attingere a fonti diverse offre enormi possibilità per creare sia qualcosa di nuovo, sia qualcosa di riconoscibile perché ispirato a ricerche già note, reinterpretato però in seguito alla propria personale indagine. La mia ricerca si basa sull’arricchimento del mio bagaglio di conoscenza artistica, scoprendo e analizzando le molteplici forme di comunicazione presenti nell’era contemporanea. Oltre all’illustrazione e al fumetto già citati, traggo ispirazione dal cinema. Devo dire che questa forma di espressione mi affascina molto per la sua capacità di “resa” delle emozioni umane. E’ un tema che mi sta molto a cuore e che vorrei approfondire per rappresentarlo nel migliore dei modi. A livello tecnico ottengo dal cinema le numerose possibilità di inquadrature e l’eterno gioco tra luci ed ombre per sottolineare l’atmosfera esplicita del quadro (drammaticità, inquietudine, gioia…).
Il progetto, l’idea, vengono prima dell’opera o si sviluppano intorno ad essa?
L’idea viene prima dell’opera, pensare cosa realizzare, definire il soggetto e poi la composizione. Il “come” realizzare il progetto si sviluppa nel corso dell’esecuzione. La parte dell’attuazione è in se stessa parte della ricerca: attraverso la realizzazione possono accadere delle cose (segni, pennellate, effetti particolari) che, anche per effetto del caso che le ha determinate, vanno ad arricchire l’intero lavoro. Il corso d’opera è anche la parte più divertente. Si può del tutto stravolgere e trasformare l’idea iniziale per arrivare a qualcosa di meglio, approdando a un’invenzione inaspettata. E ogni strumento usato, sia esso colore o utensile di per sé, può portarti a realizzare l’inatteso. In un certo senso la casualità è padrona dell’opera e spetta all’ artista saper cogliere e padroneggiare i suggerimenti che essa determina.
Qual è la sua visione del mercato dell’arte? Considera importante conoscerne le dinamiche?
Devo ammettere che non ho molta confidenza con il mercato dell’arte e solo quest’anno ho ottenuto la mia prima esperienza in tale settore. Penso comunque che sia un ambito importante da conoscere e del quale usufruire e che possa dare possibilità e visibilità concrete ad un buon numero di artisti.
Qual è il suo rapporto con il pubblico?
Come ho detto per me il pubblico è molto importante, il poter comunicare è al centro del mio lavoro. Riuscire a far percepire al pubblico la storia che voglio raccontare è fondamentale. Per questo ciò che arriva all’osservatore è il nucleo del mio pensiero mentre realizzo un lavoro; se la storia o perlomeno lo stato d’animo raffigurato non arrivano allo spettatore significa che l’opera non è riuscita e il traguardo non è stato raggiunto.
Fra le opere selezionate quale considera più riuscita?
Tra le mie due opere sono più affezionata a “Dato per morto”. Non so se sia quella riuscita meglio tra le due, ma sono soddisfatta dalla forma del personaggio. Inoltre la storia che l’opera racconta è tratta da un lavoro del grande fumettista Will Eisner intitolato “Rifugio”. Il protagonista viene, appunto, “dato per morto” e vive un limbo tra l’esistenza e la negazione di essa: lui è effettivamente vivo, ma tutti pensano che sia deceduto. Mi affascinava ritrarre questo strana condizione del personaggio a causa dell’irrealtà della situazione.
Quali tecniche ritiene di maggior interesse?
Preferisco unire più tecniche. Mi interessa maggiormente è la pittura ad olio, principalmente su tela, ma anche su altri supporti come il legno. L’olio offre moltissime possibilità, sia a livello cromatico sia a livello materico. Io mi avvalgo principalmente del secondo aspetto: usando molto colore, anche direttamente dal tubetto, si possono arrivare ad ottenere effetti tridimensionali interessanti che permettono di far “uscire” la figura dal quadro. Raggiungo la tridimensionalità soprattutto aggiungendo il gesso. Lasciandolo seccare si ottengono delle parti in rilievo nella figura. Quando il materiale è asciutto è possibile trattare le zone con la pittura determinando le sfumature e lasciando nel contempo trasparire la materia.
Quali artisti contemporanei apprezza e/o considera vicini alla propria ispirazione?
Nella pittura contemporanea devo molto all’espressionismo o perlomeno al pre-espressionismo. Vincent Van Gogh è il pittore per eccellenza, l’artista con il quale sono cresciuta. Il suo espressivo uso del colore mi ha guidato per molti anni e ho sempre preso spunto dalla sua pennellata materica e corposa. E’ per questo che nella mia personale ricerca il colore è preponderante. Per quanto riguarda la rappresentazione delle emozioni umane, o anche l’esasperazione degli stati d’animo, le opere di Francis Bacon mi hanno insegnato molto. La sua esaltazione della drammaticità e il suo controllo della forma lo portano ad essere uno dei miei artisti preferiti. Rimanendo in ambito formale, ho attinto molto alla fluidità delle forme delle sculture di Constantin Brancusi. Riferendomi al linguaggio espressivo del cinema posso citare vari autori che hanno ispirato il mio lavoro: tra i primi sicuramente Tim Burton, per il suo superbo uso della forma, la sua abilità nel grottesco e nel portare il fantastico nel mondo reale, e Stanley Kubrik, dalla cui insuperabile bravura ho tratto l’uso della prospettiva centrale. Amo molto anche l’attitudine noir di Martin Scorsese.
Before replying to the questions we prepared to let the people know better the Artists we promote, we ask you to present briefly your work, the reasons that determine it, the recurring themes and subjects.
I surely consider myself still at an early stage of my research. I started with painting and then I came close to the art of illustration and comics. What I obtained tells the desire to combine more than a language into a single artistic expression. Beginning with painting I developed a passion for color that gave me the opportunity to look for a new expressive possibility that goes beyond the practice of drawing. What I am trying to create is a kind of artwork that is not closed in itself, a conceptual something that is "simply" nice but limited to the purpose of explaining the specific idea that describes, but something more complex. My art demands to convey a story, takes the viewer to a different world, pushing people to wonder "What’s the life of that character?", "What this picture is telling me?", and so on. I look at the world of illustration and comics to create parallel worlds and add a visionary element to the real world. The main theme I develop is the use of deformation of the shapes. Distorting the recognizable forms (faces, bodies, characters) helps me to catch and transmit outside the emotional component of the characters I paint and allows me to use the grotesque to impress and the viewer.
When and how did your artistic path begin?
I've always had a passion for painting. My studies have influenced my artistic research, especially my style. I attended schools related to the arts and illustration and I’m still improving my training in Bologna. The precise awareness that I was starting a serious commitment in art came when I was 18, two years ago. The previous stage appears as a sort of preparation for finding a personal way of expression, figuring out what I wanted to tell. The practice then developed and refined itself over time. Learning to use technical and manual skills is not enough to make a good work of art, we need to have a complete knowledge of what we are doing and how we do that. Starting from this consciousness I went on learning during the past few years, thanks to an increasing maturity and a desire to really make something. Finding myself at the beginning of my career I hope to overcome the goal I already achieved and go further.
How it is possible to describe contemporary art’s horizon nowadays? Multiplicity of forms and a melting of languages can be seen as a valuable aspect or a confusing element throughout the definition process of the author’s artistic identity?
I mix many languages in a single voice. I think that the peculiar plurality of forms in contemporary art is a benefit for all the artists. Getting inspiration from different sources offers huge possibilities in creating something new as well as reinterpreting something recognizable, inspired to research already known but read anew by personal analysis. My research focused on the enrichment of my artistic connaissance, on the discovering of the multiple streams of communication present in our contemporary era. I already mentioned illustration and comics, but I am inspired by the movies, too. I must say that this form of expression fascinates me for its ability to “translate” the human feelings. It is a point that I feel so close to my heart that I want to learn to represent it the best I can. Technically I get from the movies the different shots and the eternal shades’ game that emphasize the explicit atmosphere of the image (drama, anxiety, joy ...).
The project, the idea, come before the artwork or within it, as it is taking shape?
The idea comes before the making. Thinking of what we are going create, defining the subject, all of that precedes the composition. The "how" of the project grows and define itself into the “while” of the implementation, that is a part of the research. Things may happen by chance during the process (signs, brushes, particular effects in lights and shapes) and this adds a plus to the whole work. I really enjoy this part. It can completely transform the initial idea and bring me to something better, make me land in an unexpected territory. And each tool I am using, be it color or instrument in itself, can push me to make an amazing something. We can say that randomness is the real master of the work and it is up to the artist to manage the suggestions that come out in the proper way.
What is your perspective on the art market? Do you think it is important to know precisely how it works?
I must admit that I'm not very familiar with the art market, as I experienced it only this year for the first time. I still think it is an important field to be aware of and I believe that it is something that has to be used positively. It would provide visibility and concrete possibilities to a large number of artists.
What is your relation with the potential public? How do you feel about the eye of the observer?
As I have already mentioned before, the audience is very important to me, and the faculty to have a dialogue with people can be considered the focus of my work. Being able to make the observer perceive that there is a story I want to tell is the ultimate aim for me. So, what hit the public is at last the very core of my thinking, what comes to my mind while I’m creating an artwork; if the story, or at least the mood, don’t reach the eye, the artwork failed its purpose and doesn’t reach the goal.
What is your favorite artwork among the selected ones?
I am most fond of "Dato per morto". I do not know if it is really the best artwork among the selected ones, but I'm genuinely satisfied with the shape of the main character. In addition, the opera portraits the story that is inspired from a tale by the great cartoonist Will Eisner, entitled "Rifugio". The main character is, in fact, "left for dead" by the other people and lives in a limbo between the life itself and the denial of it: he is alive indeed, but everyone think he is dead. I was fascinated by this strange condition and I wanted to make my interpretation of it this unreal situation.
What kind of techniques are you most interested in?
I prefer experimenting more than one technique. I am particularly interested in the oil painting, mostly on canvas, but even on wood. The oils offer so many opportunities, for both the chromatic aspect and the matter quality of the surface. I mainly work on this second side: using a lot of color paste, even directly from the tube, you can get interesting 3D effects that allow you to make the figure emerge from the picture. I reach this result especially adding chalk. When it comes to dry I obtain the parts in relief throughout the figure. Then I treat these areas with other painting, determining the various nuances and at the same time revealing the underlying layer.
Who are the contemporary artists you consider the closest to your inspiration? Who are the ones you appreciate most?
Talking about contemporary painting I think I owe much to the Expressionism or the Pre – Expressionism. Vincent Van Gogh is the Painter, to me. He is the artist I grew up with. His expressive use of color has guided me for many years and I have always been inspired by his thick, material brushes. This is the reason why the color prevails in my personal research for art patterns. For what concerns the visual translation of human emotions and feelings, even related to exceeding moods, the art of Francis Bacon surely taught me much. His exaltation of drama and his control of shapes make me consider him one of my favorite artists. Continuing to consider the formal feature in art, I have learn the fluidity in shapes by looking at the sculptures of Constantin Brancusi. Referring to the expressive language of the cinema I can recognize several authors that I feel being inspired by: the first is definitely Tim Burton, for his superb use of the form, his ability to bring in the grotesque and the visionary into reality, and Stanley Kubrick, from whose unsurpassed skills I learn the use of central perspective. I also like the noir attitude of Martin Scorsese.